"Benvenuto in mia casa. Entrate e lasciate un po' della felicità che recate"
(Dracula)

venerdì 1 luglio 2011

I poeti maledetti

“Non vedo il motivo di etichettare ogni cosa. Io sono io…” (Vicky Cristina Barcelona)

Sarà forse per l’aria da pasciuto cretino (un po’ alla Benedetto Croce) ma la gente che mi gira intorno pare tenda a vedere in me qualcosa di intellettuale. Io generalmente me lo spiego in due modi: gli occhiali, che si sa fanno sempre sembrare una persona più intelligente, e la smodata voglia di prendermi per i fondelli.

Sì, lo ammetto: i miei interessi possono portare a pensare questo. Il piacere per la lettura, per i miei studi e per la poesia può indurre a queste conclusioni. Ecco, la poesia merita un discorso a parte. I miei gusti mi portano a prediligere la poesia romantica, ottocentesca, in particolare italiana e francese; se a questo aggiungiamo la mia visione del mondo, che potremmo definire eufemisticamente “pessimista”, ecco che arriva subito la nomenclatura di “poeta maledetto”.

Ora, precisiamo una cosa: i poeti maledetti vivevano agli eccessi, galoppando verso l’autodistruzione, cosa che mi guardo bene dal fare. Detto questo, io non posso intervenire nella vostra visione del mondo e dunque anche nella vostra visione di me. Pertanto, se volete, continuate a considerarmi “poeta maledetto”, ma lasciate che almeno vi dia un pretesto:

“E' questo che dite voi "mondo"?

Illusi pensieri di sciocchi,

credete a costrutti e strutture

che vostre patetiche menti

si creano per darsi una gioia

che finta consoli la notte.

La cosa che rende reale

la nostra miserrima vita

quantunque voi ne crediate

è il dolore, l'arcano mistero

che a gli uomini è dato portare.

E quando il dolore svanisce

non siate contenti davvero:

soltanto è concesso il riposo

dall'umana pena ai defunti.”

(da “La nullità” – M. Iaquinta)


"Poeta" forse, ma visto l'andar delle cose, "maledetto" sicuro.

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