"Benvenuto in mia casa. Entrate e lasciate un po' della felicità che recate"
(Dracula)

lunedì 26 settembre 2011

Maschere ed ipocriti


“Sono il mostro che si cela sotto la maschera del mostro”

- Dylan Dog

È vero, tutti portiamo una maschera, ma a ben pensare, il nostro stesso volto è una maschera. Ecco alcune riflessioni etimologiche che inducono a conclusioni di questo genere.

Il termine italiano “persona” ha una origine molto curiosa: viene dal latino “per-sonàr” ovvero “risuonare attraverso” e si riferisce al teatro (è lo stesso percorso etimologico alla base di “personaggio”), più precisamente alla grande maschera che gli attori indossavano quando agivano sulla scena; la maschera era grande per due ragioni: permetteva di riconoscere immediatamente il personaggio interpretato anche da lontano ma allo stesso tempo amplificava la voce dell’attore in modo che fosse udibile anche nelle ultime file. Ogni volta che parliamo di una persona, parliamo dunque di una maschera.

Ma c’è dell’altro, qualcosa di molto più interessante.

C’è una parola greca che fa riferimento anch’essa alla maschera teatrale ed al mestiere dell’attore (i quali sono in fondo nient’altro che bravissimi bugiardi): è “ypokritès”, e la parola italiana che ne è derivata è, come è facile intuire, “ipocrita”. Se mettiamo insieme le due considerazioni si forma un pensiero non certo lusinghiero, qualcosa che suona più o meno così: ogni persona è una maschera, e in quanto tale è naturalmente ipocrita.

Certo, poi c’è chi dell’ipocrisia ha fatto quasi un’arte, e questi “personaggi” meriterebbero quasi di essere omaggiati. Ma adesso sto esagerando, facendomi prendere la mano da avvenimenti personali…

Mario Iaquinta

mercoledì 21 settembre 2011

Le stelle cadenti

Più o meno un mese fa stavamo quasi tutti col naso all’insù per cercare una stella cadente. I più idealistici spesso a quelle scie appendevano un desiderio, sperando che gli astri potessero in qualche modo, dall’alto della loro “divina indifferenza”, interessarsi e mutare la situazione quaggiù.

Ma le stelle cadenti non fanno avverare i desideri: bastasse così poco, la vita sarebbe davvero meravigliosa. Esse attraversano il cielo in un fulgore romantico ed emozionante, vivono per qualche secondo e poi si abbandonano al declino, uscendo per sempre dal cielo che le ha ospitate, ma al quale non appartengono.

Ecco, anche le persone sono così: sono splendide stelle cadenti che attraversano la nostra vita con una fiamma calda e indimenticabile, ma prima o poi se ne andranno. Tutti escono dalla nostra vita, perché niente è per sempre su questo “atomo opaco del male”.

Sarebbe bello credere davvero che le persone compaiono nella nostra vita per insegnarci qualcosa, per adempiere ad una specie di missione e poi, a compito eseguito, se ne vanno con la coscienza a posto. Ma non è così, esattamente come le stelle cadenti che non attraversano il cielo per farci esprimere i desideri; esse brillano nella notte per una pura coincidenza, perché per caso uno sciame meteoritico si trova sull’orbita terrestre.

Si viveva bene prima di vedere una stella cadente, e si vive altrettanto bene quando questa si spegne senza i nostri desideri. Si viveva bene prima di conoscere una persona, si tornerà a vivere altrettanto bene anche senza di lei.

“Ho visto quell'astro brillare,

staccarsi per poi scivolare

fra il buio sui colli lontani.

La stessa medesima luce

l'ha vista morire il tuo sguardo:

nascon due nuove speranze

promesse all'unisono istante,

il tuo desiderio ed il mio

appesi ad un'unica scia.

Eppure son strade diverse

che invocano i nostri pensieri”

(San Lorenzo)

Mario Iaquinta

sabato 17 settembre 2011

Gli esami (non) finiscono mai

“Gli esami non finiscono mai” è una frase fatta che sentiamo ripetere quasi ossessivamente. Oggi mi permetto di dissentire (in tono ironico, ovviamente): gli esami finiscono, perché io li ho finiti!

È vero, mica si studia per gli esami, ma il fatto di aver adempiuto ad un obbligo che ci si è autoimposti riempie di soddisfazione e giusto orgoglio anche il più umile degli uomini (che non sono io, chiaramente). Quasi una sensazione di libertà, alla quale si mescola un po’ il rimpianto: è il segno che il “gioco” è finito, e un po’ mi dispiace perché questo “gioco” mi piaceva da matti.

Ma se gli esami davvero non finissero mai? Se questo “gioco” cambiasse le regole ma mi permettesse di continuare a giocare? Vedremo, ancora è tutto da decidere.

Tuttavia, sapere che si è fatto ogni passo giusto (certo, alcuni potevano andare meglio) dà lo slancio per andare avanti.

Già, il mio percorso verso la laurea manca di un solo, ultimo, importante gradino: la tesi. Nessun lavoro rivoluzionario, ma ho preferito concentrarmi su qualcosa che mi piace, così da lavorarci con piacere senza sentirne il peso.

Se tutto andrà bene “mi siederò” a dicembre, e mi piacerebbe che intorno ci fosse un po’ di neve.

Mario Iaquinta

lunedì 5 settembre 2011

Muoiono i cavalieri, non la Cavalleria


Il Cavaliere sconfitto è ancora in cerca delle sue avventure, ma nella sua prima apparizione abbiamo già scoperto come finirà. Con lui moriranno i cavalieri, sì, ma non la Cavalleria: gli ideali che mossero lui e uomini come lui, ciò che li spinse ad affrontare il mondo e le sue regole fatte male, il desiderio di lottare e conquistare qualcosa di migliore non moriranno mai. Perché muoiono le persone, non le loro motivazioni.

Continuare a lottare dunque. Ma tutti mi dicono (probabilmente a ragione) che è inutile: è già tutto deciso, Lei ha già deciso, e non c’è niente da fare. E allora dovrei arrendermi senza combattere? Deporre le armi (poche e non certo invincibili, vero) senza neanche averle usate? È un pensiero che la Cavalleria non può contemplare, che un cavaliere non può accettare.

Un cavaliere, un Romantico (seguace del Romanticismo vero) preferisce combattere e poi morire piuttosto che vivere in pace senza aver mai tentato, perché in tal caso sarebbe una vita privata del seme che la rende tale. E allora il cavaliere prepara le sue armi, affila la sua Calliope e cavalca verso la battaglia.

Se Morte sarà, sarà senza rimpianti.

Mario Iaquinta

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...