“Sono il mostro che si cela sotto la maschera del mostro”
- Dylan Dog
Il termine italiano “persona” ha una origine molto curiosa: viene dal latino “per-sonàr” ovvero “risuonare attraverso” e si riferisce al teatro (è lo stesso percorso etimologico alla base di “personaggio”), più precisamente alla grande maschera che gli attori indossavano quando agivano sulla scena; la maschera era grande per due ragioni: permetteva di riconoscere immediatamente il personaggio interpretato anche da lontano ma allo stesso tempo amplificava la voce dell’attore in modo che fosse udibile anche nelle ultime file. Ogni volta che parliamo di una persona, parliamo dunque di una maschera.
Ma c’è dell’altro, qualcosa di molto più interessante.
C’è una parola greca che fa riferimento anch’essa alla maschera teatrale ed al mestiere dell’attore (i quali sono in fondo nient’altro che bravissimi bugiardi): è “ypokritès”, e la parola italiana che ne è derivata è, come è facile intuire, “ipocrita”. Se mettiamo insieme le due considerazioni si forma un pensiero non certo lusinghiero, qualcosa che suona più o meno così: ogni persona è una maschera, e in quanto tale è naturalmente ipocrita.
Certo, poi c’è chi dell’ipocrisia ha fatto quasi un’arte, e questi “personaggi” meriterebbero quasi di essere omaggiati. Ma adesso sto esagerando, facendomi prendere la mano da avvenimenti personali…
Mario Iaquinta