"Benvenuto in mia casa. Entrate e lasciate un po' della felicità che recate"
(Dracula)

venerdì 26 agosto 2011

The eXcellence

Ad alcuni potrà sembrare strano parlare di “eccellenze” in Calabria, ed è proprio per questi scetticismi che “The Excellence” diventa un evento importantissimo: in vetrina i prodotti migliori di quello che dovrebbe essere una delle punte di diamante della nostra terra, l’enogastronomia.

Le aziende enogastronomiche che parteciperanno offriranno ai visitatori degustazioni dei propri prodotti, ma “non di solo pane vive l’uomo”: sarà presente anche l’artigianato, nonché alcune opere del prof. Giovanni Apreda; ma sarà presente anche un altro “prodotto eccellente” della nostra terra: Maria Perrusi, Miss Italia 2009, madrina dell’evento.

Pertanto ci vediamo tutti il 3 settembre, presso la torre normanna di San Marco Argentano (CS). Si comincerà dalle 17:00 con la cerimonia di inaugurazione alla presenza delle autorità, con l’apertura al pubblico dalle 18:00 fino alle 2:00.

Per maggiori informazioni sull’evento, che sarà seguito anche dagli amici di WebRadio Luzzi, vi rimando al sito ufficiale, qui.

Mario Iaquinta

sabato 20 agosto 2011

La saga del cavaliere sconfitto - Parte II

“Non so se la speranza

Va con l'inganno unita:

so che mantien in vita

qualche infelice almen”

(Pietro Metastasio)

Il ragazzo non era più un ragazzo, ma non era ancora un cavaliere. Per diventarlo doveva prima diventare uno scudiero, lo sguattero di qualche ampolloso cavaliere vanitoso, più attento al proprio pennacchio che al proprio onore. Eppure, la prospettiva di raggiungere il suo sogno gli avrebbe permesso di ingoiare qualunque ingiustizia e di sottostare ad ogni subordinazione.

Ma c’erano altri ragazzi più giovani di lui, e i cavalieri scelsero quelli; lui non era più giovanissimo e nessun cavaliere avrebbe preso con sé un servo che poteva accompagnarli per un tempo più breve del dovuto. E così il ragazzo rimase da solo nelle stalle a piangere fra l’umido fieno; il ragazzo non era più ragazzo, il cavaliere non era ancora cavaliere, ma non era nemmeno un semplice scudiero.

Così, decise di sfogarsi tirando di scherma; trovò poggiata al muro una spada meravigliosa, e una volta assicuratosi che nessuno la venisse a reclamare cominciò a lottare contro i suoi nemici immaginari: il ragazzo mostrò una certa inesperienza nel maneggiare la spada, è vero, ma i suoi fendenti erano precisi e rapidi, di elevata eleganza. Quando si fu stancato ripose l’arma dove l’aveva trovata, e notò che un’ombra imponente lo copriva. Si voltò e vide un cavaliere completamente bardato nella sua armatura scintillante. La visiera si alzò e si videro due lucenti occhi celesti, molto curiosi e soddisfatti. Poco dopo anche l’elmo fu rimosso ed apparve un volto magro, dai lineamenti decisi e fieri, con i capelli leggermente imbiancati.

L'anziano cavaliere era tornato indietro perché aveva dimenticato la sua spada, poiché nessuno scudiero lo accompagnava; intuendo le possibilità del ragazzo gli propose di accompagnarlo, e i suoi risposero prima ancora delle parole, ed il vecchio cavaliere divenne il suo Mentore.

(continua)

Mario Iaquinta

mercoledì 17 agosto 2011

(E)state male

Lo so, il giochino di parole con “Estate” è vecchio come il cucco, me ne scuso. Ma visto che ormai il climax di Ferragosto è passato, lo posso dire: l’estate è una strana stagione. Simbolo delle vacanze per antonomasia, è il periodo a maggior rischio “sabato del villaggio”:

“Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.”

Già, perché dopo un anno di fatiche si cerca il riposo ed il divertimento, solo per accorgersi che ormai noi ci identifichiamo con le nostre fatiche. E allora ogni divertimento che arriva (sempre ammesso che arrivi…) ci lascia il sapore triste ed effimero di qualcosa che abbiamo cercato con forza ma che sappiamo non durerà. E, paradossalmente, rischia di aumentar lo sconforto piuttosto che il riposo.

Ma questo è solo l’effetto che questa strana stagione ha su di me, spero per voi che fra i flutti di un mare sporco o sulle petrose spiagge che pullulano di insidie taglienti i vostri pensieri siano più festosi, magari immersi in una Settimana Enigmistica.

Mario Iaquinta

lunedì 15 agosto 2011

La saga del Cavaliere sconfitto - Parte I

“La Speranza è un sogno fatto da svegli”

(Aristotele)

C’è stato un tempo, tanto tempo fa, in cui il cavaliere non era cavaliere, ma un semplice ragazzo come gli altri. E come tutti i ragazzi egli aveva voglia di credere in qualcosa, di sperare in qualcosa. E fu così che un giorno, leggendo le storie dei secoli perduti, la sua giovane mente fu fulminata dalla speranza di diventare un cavaliere; doveva essere lì il senso della vita: un’avventura continua, ideali da perseguire, cattivi da sconfiggere, buoni da aiutare. Sì, in quella vita c’era l’essenza stessa della Vita, perciò avrebbe fatto di tutto per diventare un cavaliere.

Nei duri anni di addestramento a sorreggerlo fu solo la Speranza di vedere un giorno l’avverarsi del Desiderio. Ma era difficile: il Codice da imparare a memoria, prendersi cura delle armi e dell’armatura, governare il suo cavallo, le regole d’onore in un duello…

Ma un giorno, quando il cavaliere non era cavaliere ed il ragazzo non era più un ragazzo, l’addestramento finì. Il suo petto si gonfiò del sano orgoglio di chi ha perseguito un obiettivo e una volta raggiuntolo si guarda alle spalle a contemplare il percorso. Sarebbe divenuto un cavaliere: quanta importanza potevano avere le sofferenze di fronte a questo risultato?

Quella notte, quando si addormentò, sognò di avventure grandiose, di duelli epici, di fate e di mostri. Ma il risveglio fu, come tutti i risvegli, tragicamente violento. Gli anni di addestramento non avevano fatto di lui un cavaliere, ma uno scudiero. Ed ora, la sua speranza di diventare un vero cavaliere era appesa alla volontà di altri: ora doveva sperare che un cavaliere (uno di quelli veri) lo scegliesse come scudiero, altrimenti il suo sogno sarebbe finito lì, prima di cominciare.

(continua)

Mario Iaquinta

venerdì 12 agosto 2011

Il cavaliere sconfitto


“Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori,

le cortesie, l'audaci imprese io canto”

(Orlando Furioso – Ludovico Ariosto)

L’ultimo dei cavalieri vagava solitario nelle pianure assolate e fra i fiumi di fango. Niente lo fermava, perché c’era una forza misteriosa a spingerlo, una motivazione forte: la sua dama. Come ogni cavaliere le sue imprese erano consacrate ad una nobildonna, la Signora, che era il suo unico motore. Cavalcava senza meta con la sola compagnia della sua spada Calliope e del suo destriero Ippocrene, compiendo gesta coraggiose per giungere infine da lei con la dignità di un cavaliere vero, l’unico che avrebbe potuto sperare di intaccare il cuore della Signora.

Affrontò la solitudine dei deserti di ghiaccio e il clangore delle città malfamate, le torture della lontananza e gli attacchi della follia, le ferite delle parole e il sangue delle lame. Ma ne era sempre uscito vincitore: grazie a Calliope, che era stata la sua salvezza in ogni circostanza, la via di fuga da ogni pericolo mortale; il cavaliere sentiva di essere invincibile con la sua arma in mano.

Infine, quando si ritenne pronto, si presentò al castello della Signora, a offrire a Lei i suoi servigi, a donarle ciò che di più caro e prezioso aveva: la sua Calliope.

Ma la Signora rifiutò.

Era stato tutto inutile: le battaglie e le ferite non avevano senso, l’armatura e il suo destriero non erano bastati, persino la sua spada non era stata efficace; eppure, Calliope era la sua unica arma, la sua unica ricchezza. Così, il cavaliere che aveva vinto ogni battaglia si ritrovò sconfitto: una sola volta, ma fu quella decisiva; vinte le battaglie, ma persa la guerra.

Il cavaliere sconfitto non si scompose. Si volse e se ne tornò nella radura e lì, dove la Signora non poteva vederlo, si spogliò dell’armatura e, ancora in sella ad Ippocrene, prese la sua Calliope e si trapassò il petto, indegno di vivere se privato della stessa ragione di vita.

Così, l’ultimo dei cavalieri morì trafitto dalla spada di un cavaliere.

Mario Iaquinta

martedì 9 agosto 2011

Art & Beneficenza

L’arte è un valore a prescindere, ma quando ad essa si unisce la generosità della beneficenza il connubio diventa molto prezioso. È questo il caso di “Art&Beneficenza”, evento artistico ideato per sostenere e non dimenticare la gente che soffre e che lotta per un futuro di speranza attraverso un inno alla vita: la danza.

Sarà portato in scena uno spettacolo artisticamente valido e ben preparato, le cui coreografie attraverseranno tutti i repertori, sia classico che moderno, con la partecipazione dei migliori ballerini provenienti dalle principali scuole e compagnie di danza della Calabria. Saranno presenti: la Giovane Compagnia Arte Danza diretta dal maestro Giovanni Calabrò; La New Word Ballet diretta da Bruno Verzino, il Balletto di Calabria diretto da Massimiliano de Luca e Anna Pignataro, L’Atzewi Dance Company diretta dal coreografo Alex Atzewi. Saranno presenti inoltre danzatori ospiti provenienti dal Teatro dell’Opera di Roma e dal Teatro alla Scala di Milano.




Alessandro Rende - Direttore Artistico dell'evento.
La direzione artistica sarà curata da Alessandro Rende (giovane grimaldese, affermato danzatore del teatro dell’opera di Roma) mentre l’organizzazione è a cura del Comune e della ProLoco di Grimaldi.

L’ingresso sarà gratuito e l’intero ricavato delle donazioni verrà devoluto all’AIRC (associazione italiana ricerca cancro), perciò accorriamo numerosi a Grimaldi giovedì 11 agosto alle ore 21,00 in piazza G.Mancini.

Per maggiori informazioni vi rimando al profilo Facebook dell’evento, qui.
Mario Iaquinta

giovedì 4 agosto 2011

I sogni son desideri. Ma anche no.

Sogno” è una gran brutta parola (avrei preferito dire “significante”, ma non tutti sanno cosa sia). Essa indica generalmente due cose: 1) visione onirica durante il sonno e 2) per metonimia le nostre speranze, desideri ed ambizioni (come il famoso sogno nel cassetto).
(*)
Il lato curioso della cosa nasce se si pensa che i sogni (visioni oniriche) nascono per rimanere pura immagine irreale, mentre i sogni (speranze) ambiscono a diventare concreti; inoltre, e qui sta il paradosso, alcuni sogni (visioni oniriche) ci sembrano così reali da crederli veri, al contrario dei sogni (speranze) che spesso e volentieri non si attueranno mai (non fate quella faccia: chi di voi è davvero diventato l’astronauta delle speranze infantili?).

E allora, a noi non resta che goderci il vero che alberga nei nostri sogni (visioni oniriche), e buona notte.

Solo nei sogni
posso sognare
il sogno mio.
(Il sogno e l’incubo)
Mario Iaquinta

(*) Image by calydelphoto (Creative Commons License - CC BY 2.0)
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...