"Benvenuto in mia casa. Entrate e lasciate un po' della felicità che recate"
(Dracula)

venerdì 15 giugno 2012

Un riempitivo e un finto atto d'accusa

Come si può facilmente capire, questo post non ha senso. O meglio: un senso ce l’ha, ma se ne poteva fare anche a meno. È un riempitivo, serve solo a non lasciare vuoto uno spazio che se non colmato comincia a dare fastidio. Infatti, è da un mese e qualcosa che qui non scrivo niente e per non far morire la pratica dello scrivere ogni tanto tocca mettersi a tavolino e strizzare il cervello; se poi quello che esce fa schifo poco importa, almeno si mantiene in moto qualcosa che se abbandonata si sarebbe estinta.
È il periodo del classico “blocco dello scrittore”, il problema è che ho il “blocco” ma non sono uno “scrittore”…
Tante idee mi ronzano in mente, ogni tanto si scontrano e fanno qualche scintilla, ma non riesco a venire a capo di trame e storie, dunque pazienza. La miglior cosa da fare in periodi come questi e prendersi una pausa, leggere qualcosa, scrivere fesserie come queste per non perdere l’abitudine.

Il problema sono le rose. Qui siamo al finto atto d'accusa.
Già, perché quello che mi viene in mente gira intorno alle rose, fiore che non mi è mai piaciuto moltissimo. La rosa è il fiore più – passatemi il termine – sputtanato della storia dell’universo e la cosa non mi attira. Ma ci sono sempre ‘ste maledette rose, indipendentemente da come giro la situazione. Però le rose sono belle, più o meno oggettivamente, e quindi meglio così che con i fiori di zucca…

Bene, ho scritto la cretinata che dovevo. Spero di farvi avere a breve mie notizie, con qualcosa di utile.
Me se riesco a comprare un libro, “quel” libro, mi divertirò a scrivere di nuovo qui.
Mi sto già leccando “le dita dei baffi”, come diceva Felice Caccamo.

Mario Iaquinta
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