“Signore, Dio degli eserciti,
che colpa mi vuoi fare
se non ho mai preso un'arma
per farmi amare?
(Marianna Bucchich)
Con una sola fondamentale differenza: il pazzo, quello che crede in cose in cui nessuno crede più, quello che vede le cose che nessuno ha mai visto, è il ragazzo. Il ragazzo non ancora cavaliere, che fa proprio ogni insegnamento del cavaliere non più ragazzo. E come ogni buon mentore, il vecchio non si esime dal compito, e proferisce al giovane parole necessarie per chi ancora riesce, in un mondo come questo dove i cavalieri cadono come i petali dei fiori appassiti al sole, a sperare e credere in qualcosa.
«Il segreto di ogni cavaliere è la sua arma. Non dovrai mai separarti dalla tua spada, poiché essa è la tua prima difesa e la tua ultima possibilità. Un cavaliere senza spada non è un cavaliere: senza di lei con può servire il Bene, non può difendere i deboli, non può combattere il Male, non può offendere i malvagi. La sua lama sarà il normale prolungamento della tua anima: se il tuo cuore è puro, la tua spada sarà giusta e servirà il Bene.
«Ecco perché ogni cavaliere dà alla propria spada un nome, perché non è un semplice oggetto. Essa ha il rango e la dignità di una nobildonna, il potere di una maga, l’amore di una donna. Fra la spada e il cavaliere nasce un rapporto amoroso, e quando la troverai te ne innamorerai, capirai che sarà lei la compagna della tua vita. Non potrai più vivere senza: vivrete e morirete insieme.»
Mario Iaquinta
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