“Non so se la speranza
Va con l'inganno unita:
so che mantien in vita
qualche infelice almen”
(Pietro Metastasio)
Ma c’erano altri ragazzi più giovani di lui, e i cavalieri scelsero quelli; lui non era più giovanissimo e nessun cavaliere avrebbe preso con sé un servo che poteva accompagnarli per un tempo più breve del dovuto. E così il ragazzo rimase da solo nelle stalle a piangere fra l’umido fieno; il ragazzo non era più ragazzo, il cavaliere non era ancora cavaliere, ma non era nemmeno un semplice scudiero.
Così, decise di sfogarsi tirando di scherma; trovò poggiata al muro una spada meravigliosa, e una volta assicuratosi che nessuno la venisse a reclamare cominciò a lottare contro i suoi nemici immaginari: il ragazzo mostrò una certa inesperienza nel maneggiare la spada, è vero, ma i suoi fendenti erano precisi e rapidi, di elevata eleganza. Quando si fu stancato ripose l’arma dove l’aveva trovata, e notò che un’ombra imponente lo copriva. Si voltò e vide un cavaliere completamente bardato nella sua armatura scintillante. La visiera si alzò e si videro due lucenti occhi celesti, molto curiosi e soddisfatti. Poco dopo anche l’elmo fu rimosso ed apparve un volto magro, dai lineamenti decisi e fieri, con i capelli leggermente imbiancati.
L'anziano cavaliere era tornato indietro perché aveva dimenticato la sua spada, poiché nessuno scudiero lo accompagnava; intuendo le possibilità del ragazzo gli propose di accompagnarlo, e i suoi risposero prima ancora delle parole, ed il vecchio cavaliere divenne il suo Mentore.
Mario Iaquinta
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