"Benvenuto in mia casa. Entrate e lasciate un po' della felicità che recate"
(Dracula)

lunedì 15 agosto 2011

La saga del Cavaliere sconfitto - Parte I

“La Speranza è un sogno fatto da svegli”

(Aristotele)

C’è stato un tempo, tanto tempo fa, in cui il cavaliere non era cavaliere, ma un semplice ragazzo come gli altri. E come tutti i ragazzi egli aveva voglia di credere in qualcosa, di sperare in qualcosa. E fu così che un giorno, leggendo le storie dei secoli perduti, la sua giovane mente fu fulminata dalla speranza di diventare un cavaliere; doveva essere lì il senso della vita: un’avventura continua, ideali da perseguire, cattivi da sconfiggere, buoni da aiutare. Sì, in quella vita c’era l’essenza stessa della Vita, perciò avrebbe fatto di tutto per diventare un cavaliere.

Nei duri anni di addestramento a sorreggerlo fu solo la Speranza di vedere un giorno l’avverarsi del Desiderio. Ma era difficile: il Codice da imparare a memoria, prendersi cura delle armi e dell’armatura, governare il suo cavallo, le regole d’onore in un duello…

Ma un giorno, quando il cavaliere non era cavaliere ed il ragazzo non era più un ragazzo, l’addestramento finì. Il suo petto si gonfiò del sano orgoglio di chi ha perseguito un obiettivo e una volta raggiuntolo si guarda alle spalle a contemplare il percorso. Sarebbe divenuto un cavaliere: quanta importanza potevano avere le sofferenze di fronte a questo risultato?

Quella notte, quando si addormentò, sognò di avventure grandiose, di duelli epici, di fate e di mostri. Ma il risveglio fu, come tutti i risvegli, tragicamente violento. Gli anni di addestramento non avevano fatto di lui un cavaliere, ma uno scudiero. Ed ora, la sua speranza di diventare un vero cavaliere era appesa alla volontà di altri: ora doveva sperare che un cavaliere (uno di quelli veri) lo scegliesse come scudiero, altrimenti il suo sogno sarebbe finito lì, prima di cominciare.

(continua)

Mario Iaquinta

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