"Benvenuto in mia casa. Entrate e lasciate un po' della felicità che recate"
(Dracula)

sabato 14 gennaio 2012

Lo "scrittore" Jones

Mi rifaccio a Fabrizio De André ancora una volta. Nella sua non vastissima discografia, emerge un personaggio particolare: è il suonatore Jones, una delle anime del cimitero di Spoon River che riemerge nell’LP “Non al denaro, non all’amore ne al cielo”. La particolarità di questo personaggio è che, al contrario degli altri defunti che ‘dormono sulla collina’, lui è una sorta di vincente: se n’è sempre sbattuto delle costrizioni che una vita regolare - quella per cui la società ci “programma” fin da bambini – impone a tutti noi, senza “mai un pensiero, non al denaro, non all’amore né al cielo”. Se l’è goduta fino all’ultimo, suonando il suo flauto (violino nella versione di Lee Masters) sempre e solo quando aveva voglia, per passione e piacere. Il risultato: 90 anni tondi tondi, “ricordi tanti e nemmeno un rimpianto”.




Credo e spero che per lo scrivere sia un po’ la stessa cosa. Solo che chi questo “mestiere” vuol farlo seriamente deve avere “metodo” – così dicono quelli bravi, o quelli che scrivendo ci campano. Ecco, io un “metodo” vero e proprio non ce l’ho, scrivo sulla scia dell’emozione e mi accorgo che se mi metto a tavolino a scrivere perché “devo”, mi escono fuori delle boiate pazzesche. Quando poi vado a rileggere, mi salta subito all’occhio ciò che ho scritto quando ero "ispirato" e ciò che ho scritto per “dovere”.

Forse, come tutte le cose del resto, la verità sta nel mezzo: se decidi di scrivere una storia bisogna pure che termini il racconto, senza procrastinare indefinitamente perché non hai “l’Ispirazione”. E allora lo “scrittore Jones” se ne farà una ragione: non sempre si può ‘giocare con la vita’, neanche quando c’è di mezzo la propria passione. Magari ci sarà qualche rimpianto, ma si spera che siano accompagnati da altrettante soddisfazioni.



Mario Iaquinta

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