“La Speranza è un sogno fatto da svegli”
(Aristotele)
Nei duri anni di addestramento a sorreggerlo fu solo la Speranza di vedere un giorno l’avverarsi del Desiderio. Ma era difficile: il Codice da imparare a memoria, prendersi cura delle armi e dell’armatura, governare il suo cavallo, le regole d’onore in un duello…
Ma un giorno, quando il cavaliere non era cavaliere ed il ragazzo non era più un ragazzo, l’addestramento finì. Il suo petto si gonfiò del sano orgoglio di chi ha perseguito un obiettivo e una volta raggiuntolo si guarda alle spalle a contemplare il percorso. Sarebbe divenuto un cavaliere: quanta importanza potevano avere le sofferenze di fronte a questo risultato?
Quella notte, quando si addormentò, sognò di avventure grandiose, di duelli epici, di fate e di mostri. Ma il risveglio fu, come tutti i risvegli, tragicamente violento. Gli anni di addestramento non avevano fatto di lui un cavaliere, ma uno scudiero. Ed ora, la sua speranza di diventare un vero cavaliere era appesa alla volontà di altri: ora doveva sperare che un cavaliere (uno di quelli veri) lo scegliesse come scudiero, altrimenti il suo sogno sarebbe finito lì, prima di cominciare.
Mario Iaquinta
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